Google celebra Zamenhof, l’ideatore dell’esperanto
Pubblicato da lorenzo in News
In occasione dei 150 anni dalla nascita di Zamenhof, Google gli ha dedicato il suo logo: Ludwik Lejzer Zamenhof è l’inventore dell’esperanto, una lingua artificiale che oggi è parlata da 6 milioni persone nel mondo ed è insegnata anche ai bambini.
Lo studioso di lingue è nato il 15 dicembre del 1859 a Bialystock, in Polonia: la sua città era popolata da diversi gruppi etnici e probabilmente da questa frammentazione linguistica Zamenhof sentì la necessità di creare una lingua franca attraverso la quale tutti potessero comunicare, pur appartenendo a diversi gruppi culturali e linguistici. La nascita dell’esperanto parte dall’idea che parlare lingue diverse produce incomprensioni fra i popoli e quindi porta alle guerre.
Aldilà di questo ideale, studiare la lingua artificiale di Zamenhof ha una grande valenza per i bambini: secondo alcuni studi sarebbe molto educativo imparare questa lingua da piccoli, in quanto aiuterebbe a conoscere meglio la propria lingua, per poi studiare con maggiore facilità le altre.
I risultati di alcuni esperimenti pedagogici parlano chiaro: i bambini che studiano esperanto per due anni e poi passano ad un’altra lingua studiandola per tre anni, la parleranno meglio di altri bambini che l’hanno studiata in maniera esclusiva per cinque anni. Questo sembra sia dovuto alla struttura stessa dell’esperanto, in cui si riconoscono meglio le parti del discorso e mancano le eccezioni.
Bonan tagon (”buongiorno” in esperanto), mi chiamo Paolo Scotti e faccio parte del Gruppo Esperantista di Roma (www.esperantoroma.it), vorrei testimoniare che l’esperanto e’ una lingua viva e vitale fatta apposta per essere “seconda lingua” per tutti, in tutto il mondo.
Questo era nelle intenzioni di Zamenhof e, molto probabilmente, cosi’ sara’; siamo gia’ un bel pezzo avanti e questa lingua senza “protettori potenti” esiste da poco piu’ di cento anni! Non dimentichiamo quanto tempo ha impiegato il latino ad affermarsi (pur essendo imposto dalla potenza romana) e quanto tempo sta impiegando l’inglese “dalle larghe spalle” ad affermarsi fuori dei propri confini.
Storicamente, le lingue sono diventate “dominanti” al seguito di conquiste militari ed economiche; generalmente la “lingua del vincitore” dura finche’ non arriva un nuovo vincitore e ha la caratteristica di sovrapporsi alle lingue locali preesistenti e cancellarle.
L’esperanto e’ di tutti, ma non e’ di nessuno! Non si diffonde nei “territori conquistati”, ma nelle menti di singole persone in tutto il mondo.
Soprattutto, l’esperanto non si propone in sostituzione delle lingue locali che, al contrario, considera patrimonio preziosissimo. La sua funzione e’ molto pratica: “lingua ponte”, “seconda lingua” per tutti (per tutti coloro che lo desiderino, ovviamente!).
Scusate se mi sono un po’ dilungato!
Mille altre info su: http://www.esperantoitalia.it
Saluton.
Paolo
Ottima iniziativa e complimenti per la grafica semplice ed efficace.
Grazie per aver contribuito a far conoscere Zamenhof e L’Esperanto.
Con l’esperanto, vantaggi economici, politici, e sociali.
Bisognerebbe essere preoccupati per la gestione dei contatti internazionali. I politici non possono parlare in un modo naturale perché sono dipendenti dagli interpreti. Un errore di traduzione, e questi non sono rari, può provocare conseguenze fatali. Peggio ancora è che la lingua internazionale oggi dominante è l’inglese, una lingua terribilmente difficile da imparare. A causa di motivi di prestigio, molti politici che non hanno l’inglese come lingua madre, vogliono pretendere di conoscerla alla perfezione, mentre di fatto non la conoscono abbastanza bene per partecipare ai dibattiti politici. Questo significa grandi rischi di decisioni difettose perché le decisioni sono prese su traduzioni scorrette e non comprese. Se gli interpreti professionisti traducono scorrettamente, e ciò avviene non di rado, quante volte sbaglieranno i nostri politici?
Per diventare un’unione ben funzionante e democratica, con cui i cittadini dell’UE si sentono solidali, bisogna introdurre una discussione intraeuropea e forse anche sul piano federale, tra i partiti europei. Per realizzare questo c’è bisogno di una lingua comune tra i membri dell’UE come complemento alle diverse lingue nazionali europee. Nel momento in cui esisterà una lingua dell’UE facile da imparare avremo in poco tempo giornali europei e una discussione intraeuropea.
I politici non riusciranno mai a mettersi d’accordo per parlare un’unica lingua nazionale in incontri internazionali, in parte per motivi di prestigio ma anche perché questo darebbe troppi vantaggi psicologici, economici e politici a quei paesi in cui tale lingua è quella madre. È un privilegio enorme poter parlare la propria lingua nelle negoziazioni internazionali. Soltanto una lingua neutrale potrebbe essere accettata in tali situazioni, una lingua che sia anche facile da imparare per tutti.
Dante 16 12 2009